Chiedo un gelato, lo pago. Nel momento in cui lo prendo, diventa un bene escludibile (nessun altro lo può avere) e rivale (nessuno dopo di me può mangiare lo stesso gelato); per questo lo definiamo un bene privato. Posso invece fruire di informazione, salute pubblica e conoscenza senza precludere ad alcuno lo stesso utilizzo. In questo caso dispongo di un bene pubblico. Se vado a raccogliere dei funghi, prenderò invece dei beni comuni: tutti possono fruirne, ma se li colgo io riduco la possibilità ad altri di averne. Sono rivali ma non escludibili. Nel vivere una relazione di amore o di amicizia, provo beneficio e soddisfazione attraverso l’interazione con l’altro. Questo è un bene relazionale. Ed è di lui che cui voglio parlarvi. Sono svariati gli elementi caratterizzanti di questa tipologia di bene e tutti contribuiscono a renderlo incredibilmente suggestivo e interessante. Il loro comportamento nell’utilizzo ad esempio prevede sempre una interazione sincera: Andando a camminare con un amico utilizzo un bene relazionale (l’amicizia) ed effettuo contemporaneamente tre operazioni tipiche dell’economia: passeggiando semplicemente aumento il legame (produco), utilizzo il legame (consumo), estendo le possibilità di conoscenza dell’altro (investo). Questa premessa fa emergere il dubbio che mentre nelle prime tre categorie di beni è chiaro il contesto economico, nel bene relazionale vengono implicate ed integrate tutte le altre discipline che hanno a che fare con le scienze sociali. Gli studi sugli indicatori di soddisfazione (felicità) ribadiscono continuamente l’importanza del contributo dei beni relazionali nel generare il vero benessere di una collettività. Se riflettiamo infatti i maggiori investimenti oggi vengono effettuati nel campo delle relazioni. I social network, gli smartphone, non sono altro che strumenti per velocizzare le interazioni e i rapporti persone. Pensate, grazie alla rete oggi la relazione si divulga in tempo reale. Il bene relazionale inoltre, non si acquista. Se organizzo una festa bellissima alla quale non viene nessuno, ho speso molto ma la relazione non parte. E questo è bellissimo..! Perché si generi, un bene relazionale deve essere sempre utilizzato con l’altro, la condivisione è essenziale e se questa non è sincera ma mirata per ottenere benefici materiali, non ci sarà alcuna relazione. Perché la relazione è altro. In alcuni Studi ho iniziato a realizzare oggetti da omaggiare che contengono le iniziali dei Pazienti. Ho avuto questa intuizione grazie all’aiuto dei beni relazionali. Fare uno sconto, così come regalare del denaro per il compleanno è economicamente vantaggioso e pratico per entrambi ma non genera quel rapporto di cura, di attenzione che è sicuramente più apprezzato. Da alcuni anni ho inserito negli Studi incontri con la gente (“Incontri differenti”), una Scuola per le mamme, incontri con Arte e Cultura proprio per attivare una relazione vera sul territorio allo scopo unico di aumentare il benessere generale dello vita di Studio e delle persone. Ricordando l’economista americano Baumol, una rappresentazione teatrale oggi costa molto più che fabbricare un orologio. Così per produrre beni relazionali ci vuole tempo. Lo stesso tempo di sempre. Nulla è mutato. Proprio come una rappresentazione teatrale, che per esibirla e produrla ci vuole sempre lo stesso tempo.Per fabbricare un orologio ce ne vuole sempre meno. Il tempo disponibile è poco e conviene utilizzarlo per acquistare cose materiali, più rapide, immediate, sempre a portata di mano e aggiornate dalla pubblicità. L’incontro richiede pazienza, sapere e tempo di qualità, oggi cose preziose e rare. E se la soluzione fosse proprio qui..? Nella produzione e impiego di beni relazionali..? Se dedicando tempo alla loro realizzazione si costruissero nuovi valori e migliorasse tutto..? Voi…ci provereste..?