E’domenica..? o perché sono oramai grande o solamente per il fatto che l’atteggiamento filosofico, quello che mi piacerebbe sempre osservare, mi dice che bisogna avere punti di vista alternativi, diversi, che aiutino a tirarci fuori da idee e visioni del mondo preconcette e consolidate, anche se sono sbagliate, e illuminare meglio li nostro cammino di crescita. Insomma ho cambiato idea. Questa mattina ascoltavo la radio e il mio pensiero ha continuato a lavorare sul commento della scomparsa di Maradona. Il tanto dire mi ha fatto venire in mente di anni fa, quando si sentivano le voci di gesta mitiche e gloriose, insieme a quelle di vita dissennata, di dipendenza dalla cocaina, di vizi e depravazioni. E io che non ha mai seguito il calcio, mi son o sentito sempre più della parte brutta che in quella delle imprese di campione. Così quando mi sono concentrato sui i commenti della gente e di esperti, in questo un contesto nuovo ho seguito tutto con un altro atteggiamento, quello stupito, di fronte a chi nella sua vita è riuscito a fare ciò che ognuno vorrebbe. Dare sogni. Perché quando sai fare questa cosa sei al di sopra di ogni traguardo. Sei quasi un dio perché gli altri sognano attraverso te. Pazzesco. Sono andato avanti a pensare e mi sono commosso. Ho pensato che Diego Armando Maradona usando il suo linguaggio ha dato al pallone una nuova semantica eleggendolo a chiave dei sogni. Per tutti. Questa la sua meraviglia. Capire i grandi della letteratura, le meraviglie della pittura o la profondità della musica fa sognare fino a farti svenire, è vero. Ma lo fa a pochi. Quasi volutamente. Con “el nino” quindi non muore un atleta ma si blocca un linguaggio. Sono andato a rivedere il goal del 1986 (Argentina-Inghilterra) e ho capito altre cose. Il suo pallone è arrivato nei vicoli più poveri, nelle campagne più desolate, nei luoghi più maledetti dando loro una luce che insieme ai sorrisi gli abbracci e le esaltazioni sono diventati altro. Sono diventati sogno.