Da qualche anno anche nel settore odontoiatrico si stanno costituendo organizzazioni ispirate alle aziende di tipo “commerciale” nel senso del loro orientamento al mercato che , nella maggior parte dei casi, utilizza i suoi mezzi per sviluppare il proprio profitto anche attraverso la costruzione di piani che utilizzano la comunicazione (e non la relazione) come mezzo e non come fine. Gli investimenti in tecnologia rappresentano indubbiamente un’ ottima soluzione per il miglioramento della salute e della economia del paziente, ma i beni non possono diventare unico elemento di eccellenza perché non possono “vivere” da soli. Dai beni e dalla buona gestione si ottiene la maggior efficienza solamente se integrati in una buona relazione, ben inteso , non un programma preconfezionato e standard di comunicazione, che è cosa diversa. Non è questa la sede opportuna per rivolgere pareri o critiche a questo modello che, sicuramente, non è altro che il risultato del mutamento antropologico della nostra società ma una considerazione va fatta. Se è vero, come è vero, che su un’indagine rivolta ai professionisti sulla origine dell’incremento delle “prime visite”, il risultato frequente è che il paziente ha la percezione della qualità clinica attraverso un buon rapport , una buona capacità di ascolto, la trasmissione di fiducia e calore, allora è vero sostenere che i beni di tipo “relazionale” sono fondamentali per la buona gestione. Mi accorgo anche che, quando uno Studio sceglie di organizzarsi secondo modelli di gestione standard e conformi, aumenta la distanza dalla gente, sia all’interno che all’esterno, perché troppo distratto dalle confuse e continue verifiche di efficienza. Questa la dicotomia che dobbiamo superare. Relazione e beni insieme perché quando si tengono separati tutto il resto non funziona.