Correre (e non guardare). Questo il problema! Mai perdere tempo, mai fermarsi ad aspettare qualcosa, e, cosa ancora più grave, qualcuno. Mai. Troppo il timore di esser superati! Suggerisco invece di stabilire un rapporto più corretto con ciò che vogliamo dalla nostra professione e perché no, anche dalla nostra vita, visto che per due terzi del nostro tempo la trascorriamo al lavoro! “Rallentare” i ritmi, oltre che permettere una migliore concentrazione su ciò che facciamo (e su ciò che siamo!), ci fa godere di più, aumenta il piacere. Pensateci! Se indugiamo, prolunghiamo un’azione e questa diventa più piacevole. Pensiamo al cibo, al buon vino, alla chiacchierata con un amico. Pensiamo ora al lavoro, alla miriade di proposte di tecnologia e di prodotto che ci vengono continuamente fatte allo scopo di “non perder tempo, di velocizzare..”, pensiamo ai collaboratori, ai pochi minuti che hanno per parlare, per mangiare, per guardarsi.. Se divoriamo, non godiamo.Se corriamo, non pensiamo. Solo se instauriamo un buon dialogo con ciò che siamo veramente possiamo “sentire” l’altro, sia esso un amico o una cosa. “C’è piacere se c’è rispetto”. Se corriamo troppo non riusciamo a riconoscere, se non riconosciamo rischiamo di decidere male, e quando decidiamo male, se fortunati, presto ci accorgiamo che il desiderio che ci ha fatto scegliere era apparente, se non lo siamo, acquisteremo rapidamente qualcos’altro. E’ vero, è sempre richiesta la prestazione. Anche nelle lezioni di comunicazione (non di relazione) ci dicono di velocizzare, cercare automatismi (istant rapport) . Da zero a cento in un attimo. Unico modo per vincere. E finalmente trovarsi soli. Peccato non ci sia nessuno a cui raccontarlo! Riprendiamoci la relazione, lenta e di qualità.