Divertire è una parola affascinante, nonostante sia molto utilizzata, specialmente per rendere i prodotti più accattivanti e desiderabili è sicuramente sottovalutata. Pensate a quanto viene reso divertente acquistare una nuova auto, un nuovo telefonino. Allora proviamo a recuperarla e darle la dignità e il fascino che le spetta. Non possiamo ovviamente non partire dalla sua origine che per le parole si dice “etimologia”, ma lo sapete già che significa proprio questo : punto di origine (dal greco ètymos). Andiamo avanti.m Divertente è una parola a me cara perché ha a che vedere con il cambio di prospettiva, con la visione laterale del mondo, con gli sconfinamenti del pensiero. In sintesi con un approccio filosofico. Deriva dal latino de-verto dove de ha io compito di “allontanare”, e “verto” sta per cambiare direzione, dirigere lo sguardo altrove, in senso figurato vuol dire cambiare, convertire. La persona divertente è allora quella che sconfina con il suo pensiero sino a trovare strade alternative e le esplora, spesso raccontandole con fare leggero e sicuro anche se non sa ancora bene ciò che la aspetta, (che ha davanti – ad-vertere stavolta !). Bisogna essere bravi ed intelligenti per farlo bene? Non credo o meglio credo che prima di tutto sia importante lavorare su alcune forme di intelligenza che secondo me riguardano la curiosità prima e la creatività poi. In fondo il creativo è quella persona che fa una cosa senza saperla fare e quindi inizia il processo di realizzazione creando dalle sue idee che sono la sua visione del mondo. Lo stato d’animo che genera il “divertente” non è di ilarità ma di novità, portando nuove visioni anche con la leggerezza e le spontaneità delle battute cambia la dimensione alle cose deformando proporzioni e fattezze. E ci fa ridere. Perché per dirla con Schopenhauer a farci ridere è la discrepanza tra il concetto e la percezione effettiva delle cose. In questo senso il divertimento ha una funzione sociale perché come ci racconta Calvino delle Lezioni Americane la sua funzione è quella di sottrarre peso procurando leggerezza. Non a caso, strettamente collegata alla parola divertire c’è distrarre (dis-trarre, forma contratta del latino tràhere che sta per “tirare”. In questo caso allontanare.) Questa parola a differenza di quella di cui stiamo parlando non è sottovalutata ma addirittura considerata negativamente. Una persona che si distrae infatti esce dal coro, non segue , si confonde nei suoi pensieri, si assenta. Mi chiedo se non potrebbe essere generativa proprio per questa ragione. Magari illuminandoci con nuovi pensieri ed intuizioni. Chi si distrae conosce il territorio della fantasia e li si che c’è da divertirsi! Mi fermo qui.
Divertimento. Abbiamo dato un nuovo abito a questa parola, la abbiamo fatta uscire per un po dalla sua gabbia di conformità e lei per questo ci ha divertiti, dandoci nuovi strumenti per comprenderne il senso. Le parole raccontano il mondo e quindi raccontano noi. Dovremmo tenere bene a mente questo e lavorarci su perché a scuola ci hanno insegnato a scrivere, non a parlare. Ora che sono grande penso a quanta meraviglia ho sprecato, a quante volte avrei potuto chiedere e conoscere le conseguenze delle parole. E’ domenica, sta piovendo e mentre comunicavo il disordine della vita ad uno schizzo su un foglio mi stavo divertendo. Ora lo so.
Mentre scrivo ascolto Jon Allen “How Long”. Jon Allen