Le parole indicano molte cose e la loro scarsità dimostra quanto poco significato gli viene attribuito. Aumentano , è vero, si fondono con altre lingue formando spesso sintesi inutili e modaiole. Molto inglese (spesso scorretto) e tanti termini difficili per confondere il “poco” di quanto viene espresso. Ma nel momento del bisogno, quando siamo innamorati, quando perdiamo un amico, ecco che , quando siamo fortunati, torniamo alle vecchie espressioni, lontane e profonde perché se rileggo i messaggi sul telefono trovo cuori vuoti, fermi, trovo tanti “love,love,love” che non ricordo di aver mai scritto o mai ricevuto, trovo TVB dimenticando che “Ti voglio bene” è una cosa seria, non una sintesi. A proposito di questo, vorrei fare qualche breve riflessione insieme a Voi. Business, efficienza, leadership, innovazione sono le parole che ascoltiamo e pronunciamo più frequentemente, anche in famiglia o tra amici, quasi a indicare la necessità di dirigere la comunicazione verso una visione unica. Il profitto. Ciò che rende funziona: Dalle persone agli investimenti. Le organizzazione di oggi devono cercare di creare luoghi diversi, lontani da quelli economici in grado di generare quei valori che non sono riferibili ad un prezzo, perché non lo hanno; che non portano al profitto, perché non rendono. Il patrimonio di valori etici che abbiamo raccolto in tanti anni nelle famiglie, nella scuola, nelle parrocchie, nelle feste e nelle sagre di paese, quei valori che formavano le persone che poi andando al lavoro le diffondevano, nelle imprese, negli studi professionali, negli altri, si stanno esaurendo a favore dell’efficienza e del denaro. “Ovunque nel mondo, gli esseri umani desiderano la stessa cosa: essere riconosciuti con dignità per quel che sono e quel che fanno” (R.H. Chapman). Se è v era, come è vera, la affermazione del noto CEO sarebbe opportuno allora porci la domanda: dobbiamo orientarci al solo profitto o c’è bisogno di valori extra economici per esser davvero riconosciuti con dignità? Ho recuperato parole come umiltà, collaborazione, lealtà, ospitalità, gratitudine e le ho utilizzate inserendole e integrandole nelle organizzazioni. Ha funzionato. Le virtù di chi lavora non sono “create” e costruite ma sono in ognuno di Noi. Non serve molto leggere subito le griglie dei curriculum europei, i master e i titoli di chi si propone. Quello si fa dopo.Basta ascoltare, dedicare del tempo, spesso inefficiente e costoso, usare le parole comprendendone il valore e osservare quanto talento c’è nelle persone.