Da dove viene il termine parola? Per un inizio più brillante avrei dovuto dire : da dove viene la parola parola? Il logos dei greci era il verbum dei romani che venne poi confinato dal cristianesimo a pochi significati ben definiti (il verbo era vietato perche’ di sacra appartenenza). Inizio’ quindi a svilupparsi il termine parabola che con io tempo e gli aggiustamenti diventa parola: l’atto di parlare nella modalità più ampia. Esiste un percorso da chi pronuncia a chi riceve, (questo vale anche se si parla da soli) e nel tragitto nasce la relazione. Ecco che il termine si fa interessante: nel parlare c’è l’altro che diventa tale solo se soddisfa due condizioni: comprensione e ascolto. Solo così si concretizza la parabola che diventa il legame che vive dentro un territorio comune: il dialogo. “Viviamo nella civiltà del dialogo” (Gadamer) . Nelle civiltà orientali la parola non da spazio alla critica, viene semplicemente calata dall’alto e subita a differenza dei greci che dando vita al dialogo che è scambio indipendente da ogni consenso, inventano la democrazia. Un istituto che vive solo se esiste interazione e se mette tutto in discussione invertendo di continuo i ruoli, da ascoltatori ad attori della scena. Dato che il dialogo è domanda e risposta, diventa affascinante spingersi in avanti e scoprire che domandare vuol dire “mandare fuori” , “fidarsi” “mettere in mano” (in manus dare) in attesa di ricevere una risposta, termine anche questo solenne che dice che ci verrà dato sicuramente ascolto : “respondeo” si usava nelle promesse di matrimonio in cui il padre prometteva la figlia in sposa impegnandosi totalmente nel mantenere l’obbligo. In questo susseguire la parola diventa infinita perché ci impone la sua interpretazione consegnandoci mille significati e, se riletta, ne farà spuntare altrettanti. E’ cosi che diventiamo lettori, per impegnarci con passione per interpretare cio’ che è scritto ( Balzano) . Siamo ora dentro un altro dialogo, stavolta silenzioso, tra noi e la pagina. Questo entrare e uscire dall’ombra, cambiare di continuo, diventare poesia e canto, fa pensare al respiro. Alla vita.
Paolo Barelli – mentre scrivo ascolto “Walking Man” J.Taylor