“ Buongiorno. Sapete ragazzi che dopo il respirare, comunicare è l’atto più frequente che fate? Che non si può non comunicare ? Che anche il silenzio ne rappresenta una forma? Che saper comunicare…migliora la vita? Bene, ditemi i vostri nomi. Non i cognomi. Ora iniziamo le nostre lezioni di comunicazione che mi piace chiamare incontri , dove quali percorreremo la sua genealogia attraverso l’analisi dei suoi sviluppi nella storia fatti di grandi slanci e momenti di arresto“ . Raccontare la comunicazione ai giovani è difficile. Improvvisamente devi mostrare , senza spiazzare, una strada che porta dritta ad una verità ineluttabile: diventare dei bravi professionisti è solamente il punto da cui partire. Non dove arrivare. E’ l’atto comunicativo che consente di “uscire”. Articolare bene gli elementi verbali, paraverbali e non verbali permette il loro successo professionale. E’ come si racconteranno che verrà percepita la loro valenza clinica. Che strano. Ma appassionare alla comunicazione è cosa facile . Insegnarne l’etica e il suo utilizzo lo è meno. Ed è proprio di questo che parliamo nelle nostre lezioni. Si approfondiscono le linee etico/teoriche della comunicazione per diventare migliori non perdendo mai di vista il nesso costitutivo tra concetti e vita (pratica). Il professionista così formato comprende che la forza della comunicazione non sta nella sua fissità, ma nella capacità di integrarsi e di fluire eticamente nelle interazioni con il Paziente e con la società. Sono quattro anni che incontro i giovani studenti e per tre anni, dopo le lezioni continuo a ricevere mail e ad incontrare nelle mie conferenze miei ex allievi. Quest’anno ,invece, è accaduta una cosa. Basileo si è laureato con il massimo dei voti e con la lode, discutendo una tesi dal titolo ““Il paziente dopo la terapia : la comunicazione come strumento di fidelizzazione”. Bravissimo. Mi ha riempito di gioia. E’ mio uso dire a tutti, e in particolare modo agli studenti, che la competenza si acquisisce con la passione. Chissà…