Comunicare, comunicare, comunicare, ovunque e comunque! E’ proprio così. Quante volte lo abbiamo detto! Avete notato che non si parla d’altro e ogni contesto è buono per farlo? Mi soffermo però su un altro aspetto che, proprio per la sua ovvietà, è spesso tralasciato e poco spiegato. Chi parla di comunicazione? Chi, improvvisamente, si cimenta nel suo insegnamento? Ultimamente sono molte le persone che praticano la docenza di questa materia anche nel settore sanitario, dove, più che in ogni altro, l’uso di pratiche e “tattiche” diventa strategico e utile solamente quando il suo fine ultimo è quello di creare una relazione reciproca medico-paziente finalizzata alla cura, alla motivazione, al raggiungimento di un rapporto di fiducia che si conclude solamente con il successo di entrambi. Il paziente collabora e guarisce. Il clinico raggiunge lo stesso obiettivo. Che è lo scopo massimo. Apprendere le tecniche della comunicazione è senza dubbio un vantaggio sia per noi stessi, per il solo fatto di renderci più sensibili ai cosiddetti segnali “sottili”, quelli inconsci, quelli del corpo e delle espressioni e, migliorando la nostra capacità di “rapport”, “penetrando” le realtà dei nostri interlocutori, che per gli altri. E’ semplice diventare dei buoni comunicatori, molto semplice. A volte basta frequentare un corso ben strutturato per migliorare nella relazione. Ma comunicare con gli altri è una cosa, insegnare a comunicare è ben altro. Insegnare la comunicazione in ambito sanitario è cosa a parte. Forse per il fascino che suscita la materia, per il grande consenso che ottiene e per la sua trasversalità, oggi assistiamo ad un gran numero di iniziative su questo tema e di persone che migrando da altri settori, (forse perché già sfruttati) diventano formatori. Questo anche in ambito sanitario. A volte travisando o dimenticando i principi fondamentali. Aiutare a far percepire al paziente esattamente la sua condizione per consentirgli di valutare l’adeguata terapia e motivarlo nel collaborare. Solo per ricordare:E’ questo l’unico scopo della comunicazione sanitaria.