Incontro la sera del 26 marzo in una cena perfetta organizzata dalla impeccabile Giovanna Pasqualin, il Prof. Massimo Albanese, collaboratore del Prof .Nocini, presso la Clinica Odontoiatrica e di Chirurgia Maxillo-Facciale dell’Università di Verona e la Coordinatrice del reparto Dr.ssa Chiara Filippini.La scelta del ristorante aveva già reso perfettamente. Avrei incontrato cultura e buongusto. Così è stato. Mi propongono un format molto particolare. L’indomani mattina, per circa 3 ore avrei dovuto anonimamente circolare nel reparto. Più precisamente sarei dovuto entrare, prendere il numero, attendere il mio turno e , una volta alla reception, prenotare una visita odontoiatrica, facendo domande approfondite sulle modalità, tempi, costi etc. Una volta nel reparto, avrei fatto un giro chiedendo informazioni e approfondimenti. Tutto in pieno anonimato. Alle 14,00, mi presento ufficialmente e inizia la mia relazione sulla comunicazione strategica in ambito sanitario. I partecipanti erano studenti dell’ultimo anno di odontoiatria, specializzandi in maxillo, infermieri, amministrativi e clinici. Bellissimo interagire in uno spazio culturale così trasversale e, soprattutto, notare quel silenzio che è attenzione e interesse. Già dalla mattina, nei corridoi si sentiva e vedeva la voglia di relazione, di parlare di se in quanto persona che si serve del “gruppo” per realizzarsi. Non viceversa. .Percepisco quello che si dice una bella squadra, assortita e “pronta”. Sento che c’è bisogno di relazione. Quella vera. Quella che ti fa sentire dentro un nucleo che si nutre di interazioni affettive, culturali e professionali insieme che poi esplodono verso l’esterno facendo percepire alla gente che è “fuori” il messaggio di eccellenza. Incontro giovani studenti che hanno iniziato prendendo appunti. Poi hanno smesso e sono “entrati” spontaneamente nella comunicazione . Clinici e gli infermieri hanno interagito con interventi puntuali chiedendo esempi e riferimenti alle loro vite. Entravano anche loro nella relazione. Ma improvvisamente il Prof solleva il polso. Il mio treno partiva da li a poco. Peccato. Non avrei voluto interrompere il “cerchio” relazionale che avevamo creato insieme. Le persone che ho conosciuto fanno parte di un “gruppo” importante. Sono pronte e fremono per “uscire”, raccontarsi e raccontare un luogo di elevata eccellenza caratterizzato dall’amore per il proprio lavoro e dalla continua ricerca che mi piace chiamare desiderio di sapere che è la caratteristica dell’uomo migliore.